Tutti gli oli vegetali tendono a donare alla pelle una emollienza non molto gradevole, untuosa ed un po’ appiccicosa.

 Oli vegetali nella cosmesi: l’emollienza  ,
La causa si deve ricercare nella loro composizione.
Sono, con rare eccezioni, tipicamente composti da trigliceridi, molecole con tre rami formati da acidi grassi, legati al glicerolo.
Per rendere “più gradevole” l’emollienza di un sistema basato su oli vegetali sono necessari molti accorgimenti formulativi .
Hanno però altre valenze funzionali.
Le miscele lipidiche che compongono gli oli vegetali possono interagire con alcuni percorsi metabolici della pelle .
Inoltre con alcuni lipidi di origine vegetale si possono “impregnare” i tessuti cutanei interagendo con la loro adesività e permeabilità.
Questi fattori vanno oltre la tipica capacità di idratare rivestendo i tessuti con una pellicola che riduce la perdita di umidità .
Il mercato percepisce essenzialmente una differenza tra oli vegetali e altri emollienti cosmetici come le paraffine o i siliconi.
Paraffine e siliconi sono sostanzialmente inerti, non interagiscono biochimicamente con i processi vitali dei tessuti, mentre gli oli vegetali possono interagire  .
A questo assunto per lo più vero si associano altri meno sostenibili, come quelli che considerano gli oli vegetali in grado di penetrare e attraversare lo strato corneo mentre paraffine e siliconi se ne starebbero fuori. Questo purtroppo non è vero, i pochi test condotti per verificare il flusso di penetrazione dimostrerebbero che sia paraffina che oli vegetali , nella “normale”applicazione cosmetica, penetrano e “impregnano” significativamente solo gli strati più esterni dello strato corneo.
Gli oli vegetali hanno una distribuzione lipidica sostanzialmente diversa dal sebo e dai lipidi cutanei ma possono rientrare in percorsi metabolici dove con varie reazioni biochimiche possono contribuire al cemento lipidico oltre che a modulare l’espressione di prostoglandine, leucotrieni, ormoni , enzimi ecc..

Se non si ipotizza una esposizione prolungata per più giorni e/o specifici accorgimenti formulativi, la quantità di oli vegetali che possono raggiungere dopo l’applicazione cosmetica gli strati vitali della pelle è relativamente bassa .
Anche per non alimentare ossessioni anoressiche , la quantità di lipidi che può essere metabolizzata dalla pelle a seguito di una applicazione topica è veramernte minima e l’eventuale apporto calorico irrilevante.
Ma seppur in piccola quantità, una volta penetrati questi possono partecipare a processi biochimici e metabolici a cui paraffine e soprattutto siliconi normalmente non partecipano.
Per questo si potrebbe parlare di funzionalità degli oli vegetali cosmetici considerandoli come principi attivi più che come eccipienti cosmetici.
Non c’è un consenso generale ma è stato proposto il termine LIPOKINE per descrivere quei lipidi che possono in specifici contesti svolgere funzioni ormone-simili che intervengono sulla adipogenesi.
Alcuni acidi grassi parteciperebbero alla sintesi delle diverse prostaglangine , di cui per “somiglianza chimica” alcuni acidi grassi come  l’acido ricinoleico 12-OH-18:1Δ9c sono considerati analoghi.
Quasi sempre le ricerche sono relative a contesti molto specifici e circoscritti, pertanto la maggioranza delle indicazioni sulla “funzionalità” biologica di questi lipidi, nell’utilizzo cosmetico,  si ricavano più dalla aneddotica medica e salutistica che da precisi riscontri scientifici.

SEBOAFFINITA’

Nessun olio vegetale ha una distribuzione lipidica simile a quella del sebo umano o dei lipidi cutanei.
Niente acido sapienico o sebaleico negli oli vegetali, niente ceramidi e pochissimo colesterolo.
Volendo apportare componenti che possono modulare la sintesi del sebo umano gli acidi grassi più utili sono l’ acido palmitico, l’ acido linoleico ed l’ acido palmitoleico.


Volendo integrare con componenti lipidiche vegetali i lipidi cutanei alcuni oli come quello di oliva possono essere ricchi di squalene.
Volendo invece emulare la composizione lipidica dei nostri grassi corporei, molti “burri” vegetali hanno concentrazioni di acido palmitico, acido stearico e linoleico simili a quelle del lardo.

OLI PROLIFERATIVI E ANTIPROLIFERATIVI

Proliferativo o antiproliferativo : la definizione è molto generica ed in letteratura si trovano anche termini come differenziativi, citostatici, pro-apoptotici ecc..
Il tutto per dire che alcuni lipidi ed in particolare alcuni acidi grassi aumentano o rallentano la “crescita” di specifici tessuti.
In realtà molti test danno risultati ambigui e alcuni acidi grassi possono comportarsi in un modo verso alcuni tessuti e in modo opposto verso tessuti diversi. In letteratura le principali ricerche sono focalizzate sulla crescita o inibizione di culture tumorali o di processi infiammatori.
Per l’applicazione topica non si hanno precisi riferimenti all’espressione del EGF, l’ epidermal growth factor.
Semplificando molto gli acidi grassi saturi medio lunghi, acido palmitico, stearico, miristico , ed alcuni monoinsaturi come l’ acido oleico  C18:1Δ9c sono considerati proliferativi, mentre i polinsaturi come l’acido linoleico  C18:2Δ9c,12c sono tendenzialmente antiproliferativi.
L’aumento della cheratinizzazione dei follicoli spiegherebbe l’attività comedogenica dell’ acido oleico. Mentre l’azione antiproliferativa spiegherebbe l’aneddotica sull’utilizzo di polinsaturi omega 3 e 6 nella psoriasi .
L’azione antiproliferativa dell’acido linoleico potrebbe essere cofattore nell’azione inibente la melanogenesi , riconosciuta nella registrazione della sostanza come “quasi drug” schiarente in Giappone.

INFIAMMATORI ED ANTI-INFIAMMATORI

Premesso che il termine anti-infiammatorio non è utilizzabile nella comunicazione del cosmetico, di alcuni lipidi sono stati studiati e rilevati gli effetti su alcuni meccanismi infiammatori cutanei.
In sostanza alcuni inibirebbero reazioni infiammatorie.
In questo caso molti studi hanno preso per riferimento anche l’applicazione topica dando alle ricerche una qualche valenza diretta per l’utilizzo cosmetico.
Alcune ricerche attribuiscono a oli con una distribuzione di acidi grassi ricca di polinsaturi omega 3 e omega 6 una qualche funzione antiinfiammatoria, ovviamente anche in oli di origine non vegetale come l’emu oil..
Alcuni percorsi metabolici dove i polinsaturi si trasformano in acido arachidonico spiegherebbero sia una reazione infiammatoria che una antiinfiammatoria.
Nella applicazione topica l’aneddotica attribuisce a acidi grassi polinsaturi come l’acido linoleico, l’acido alfa linolenico e l’acido acido gamma linolenico una qualche blanda azione anti infiammatoria.

ANTIMICROBICI

Tra gli acidi grassi, quelli saturi medio corti cioè composti da 8 a 14 atomi di carbonio possono inibire la crescita microbica.
Molti esteri dell’acido caprilico e dell’acido laurico hanno una discreta attività antimicrobica su un range relativamente ampio di potenziali patogeni.
Non sono veri e propri conservanti, infatti ne servono quantità relativamente alte per inibire la crescita batterica, ma possono partecipare sinergicamente ad un efficace sistema conservante oppure svolgere una qualche attività batteriostatica una volta applicati sulla pelle.
Normalmente più è corta la catena, più è alto il potenziale irritante ed il formulatore li può utilizzare considerando la loro influenza sul sistema emulsionante.
In sostanza l’utilizzo di un glyceryl caprilate o di un glyceryl laurate come coemulsionanti comporta anche un contributo nell’azione antimicrobica del sistema conservante.

CHE OLI VEGETALI UTILIZZARE PER APPORTARE SPECIFICI ACIDI GRASSI ?

Il formulatore cosmetico che intende sfruttare le potenziali reazioni biologiche di specifici acidi grassi ha una ampia gamma di oli tra cui scegliere

In realtà , considerando le tecnologie agronomiche e di biologia molecolare , oggi è possibile trovare oli prodotti da piante mutate per produrre una specifica distribuzione lipidica molto diversa da quella originaria.
A questo si aggiunga che in funzione delle condizioni ambientali e del cultivar ogni pianta può produrre oli con una distribuzione di acidi grassi leggeremente diversa dalla media.

Ad esempio , dalla colza, brassica, rispetto all’olio originario con alte concentrazioni di acido erucico, oggi sono disponibili oli ad alte concentrazioni di  acido oleico, come il canola, o oli sempre di brassica ma ad alte concentrazioni di acido linoleico.
La pianta è nominalmente la stessa, Brassica napus o brassica campestris, ma gli oli hanno distribuzioni di acidi grassi molto diverse tra loro.
Anche la lavorazione ed in particolare il frazionamento può modificare sensibilmente la distribuzione lipidica di un olio vegetale.
L’olio di palma , Elaesis guinensis, è normalmente solido a temperatura ambiente , ma sul mercato si trova quello frazionato , cioè dove parte delle componenti solide , composte da acidi grassi saturi a catena lunga, sono state rimosse.
Sempre dalla palma si può poi estrarre l’olio di palmistro, palm kernel oil, talmente simile all’olio di cocco che oggi è facilmente utilizzato per la sua adulterazione.

Non ho elencato oli come quello di jojoba, composto prevalentemente da cere e l’olio di ricino, composto prevalentemente da un ossiacido grasso , l’acido ricinoleico , ed oli di difficile reperibilità come l’olio di alcune cuphea ( con la più alta concentrazione di acido caprilico) o l’olio di lunaria (con la più alta concentrazione di acido nervonico) :

Acido grasso Olio di palmistro Olio di cocco Olio di cotone 1 Olio di arachidi Olio di nocciola Olio di lino Olio di cartamo 2 Olio di riso
6:0 0,7
8:0 5,7 4,6 – 10,0
10:0 5,3 5,0 – 8,0
12:0 52,4 45,1 – 53,2 0,2 0,1
14:0 17,9 16,8 – 21,0 0,6 – 1,0 0,1 0,1 0,2 0,2
16:0 10,3 7,5 – 10,2 21,4 – 26,4 8,0 – 14,0 5,0 – 9,0 4,0 – 6,0 5,3 – 8,0 18,2
16:1 1,2 0,2 0,3 0,5 0,2 0,2
18:0 3,4 2,0 – 4,0 2,1 – 3,3 1,0 – 4,5 1,0 – 4,0 2,0 – 3,0 1,9 – 2,9 1,5 – 2,4
18:1 18,1 5,0 – 10,0 14,7 – 21,7 35,0 – 69,0 66,0 – 83,0 10,0 – 22,0 8,4 – 21,3 41,7
18:2 2,9 1,0 – 2,5 46,7 – 58,2 12,0 – 43,0 8,0 – 25,0 12,0 – 18,0 67,8 – 83,2 34,6
18:3 ω3 0,2 0,4 0,3 0,6 56,0 – 71,0 0,1 1,2
20:0 0,2 0,2 – 0,5 1,0 – 2,0 0,3 0,5 0,2 – 0,4 0,7
20:1 0,2 0,1 0,1 – 0,7 0,6 0,1 – 0,3 0,5 ω7/6 5
20:2 0,1
22:0 0,6 1,5 – 4,5 1 0,2
22:1 0,3 0,3 1,8
22:2 0,1
24:0 0,1 0,5 – 2,5 0,2 0,3
24:1 0,3 0,2 0,3
Acido grasso Olio di canapa Olio di soia Olio di girasole Olio dii girasole, alto oleico Olio di vinacciolo Olio di mais Olio di rosa selvatica 3 Olio di evening primrose, oenethera
6:0
8:0
10:0
12:0 0,1 0,1 0,3 0
14:0 0,2 0,2 0,1 0,3 0,3 0,1
16:0 6,3 8,0 – 13,5 5,0 – 7,6 2,6 – 5,0 5,5 – 11,0 8,6 – 16,5 3,7 6
16:1 ω7 0,2 0,3 0,1 1,2 0,5 0,1 0,1
18:0 2,8 2,0 – 5,4 2,7 – 6,5 2,9 – 6,2 3,0 – 6,5 3,3 1,7 1,6
18:1 12,1 17,0 – 30,0 14,0 – 39,4 75,0 – 90,7 12,0 – 28,0 20,0 – 42,2 13,9 6,3 -10,3
18:2 55,9 48,0 – 59,0 48,3 – 74,0 2,1 – 17,0 58,0 – 78,0 34,0 – 65,6 44,1 65,1 – 73,8
18:3 ω3 19,7 4,5 – 11,0 0,3 0,3 1 2 32,7 0,1
18:3 ω6 6,5 – 9,6
20:0 2,8 0,1 – 0,6 0,1 – 0,5 0,2 – 0,5 1 0,3 – 1,0 0,7 0,3
20:1 0,7 0,5 – 2,5 0,3 0,1 – 0,5 0,3 0,2 – 0,6 0,4 0,3
20:2 0,8 0,1 0,1 0,2 0,1
22:0 0,3 0,7 0,3 – 1,5 0,5 – 1,6 0,5 0,5 0,2 0,1
22:1 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,2 0,1
22:2 0,3
24:0 0,5 0,5 0,5 0,4 0,5 0,1
24:1
Acido grasso Olio d’oliva Olio di palma 4 Olio di canola Olio di noce Olio di germe di grano Olio di argan Olio di mandorle Olio di colza alto erucico
6:0
8:0 0,1
10:0 0,1
12:0 0,3 -0,6
14:0 0,5 0,5 – 2,0 0,2 0,1 0,1 0,1
16:0 7,5 – 20,0 39,9 – 47,5 2,5 – 7,0 6,0 – 8,0 13,0 – 20,0 12,3 6,0 – 8,0
16:1 ω7 0,3 – 3,5 0,6 0,6 0,2 0,1 0,1 1
18:0 0,5 – 5,0 3,5 – 6,0 0,8 – 3,0 1,0 – 3,0 2 5,1 1,0 – 2,0
18:1 55,0 – 83,0 36,0 – 44,0 51,0 – 70,0 14,0 – 21,0 13,0 – 21,0 45,7 64,0 – 82,0 17,6
18:2 3,5 – 21,0 9,0 – 12,0 15,0 – 30,0 54,0 – 65,0 55,0 – 60,0 34,4 8,0 – 28,0 13,7
18:3 ω3 4,0 – 10,0 1,4 0,2 9
18:3 ω6 1 0,5 5,0 – 14,0 9,0 – 15,0 4,0 – 10,0
20:0 0,6 1 0,2 – 1,2 0,3 0,2 0,2 0,1
20:1 0,4 0,4 0,1 – 4,3 0,3 0,2 0,2 0,1 3
20:2 0,1 0,1
22:0 0,2 0,2 0,6 0,2 0,1 0,1 0,2
22:1 2 0,2 41,0- 51,8
22:2 0,1
24:0 0,2 0,3
24:1 0,4
Acido grasso Burro di karitè Olio di zucca Olio di borragine Burro di cacao Olio di crambe abissinica Olio di limnanthes Olio di macadamia Burro di illipè
6:0
8:0 0,2
10:0 0,2
12:0 0,3 0,1 0,1
14:0 0,2 0,2 0,1 0,3 0,8 0,2
16:0 3,6 12,8 11,9 24,0 – 29,0 2,2 0,6 8,5 18.00
16:1 ω7 0,4 0,2 0,3 24,6 0,2
18:0 44,4 9 4,3 32,0 – 37,0 3,3 43.30 -46,0
18:1 42,0 – 46,0 25,7 18,7 31,0 – 37,0 16,5 1,0 – 2,0 54,8 35,0 – 37.40
18:2 5,9 51,3 38,5 2,0 – 5,0 9,3 2,5 1,9 0.22
18:3 ω3 1,7 – 8,9 0,2 0,4 0,3 4,8
18:3 ω6 21,9 1,0 – 2,0
20:0 1,3 0,2 0,7 2,6 1,6
20:1 3,6 -4,1 4,7 60 -66 (ω15) 3,1
20:2 0,2
22:0 0,3
22:1 2,1 62,5 12,3
22:2 15,7
24:0
24:1 1,2

Tutti i valori sono indicativi tratti da analisi diverse o dalle specifiche del codex , la variabilità tipica rientra in range di valori relativamente ampi; se non specificato i monoinsaturi sono ω 9.
1: l’olio dei cotone può contenere ciclopropenoidi
2: sul mercato è reperibile anche un olio di cartamo ad alto oleico
3: si tratta di oli da rosa con frutto, rose hip , provenienti tipicamente da rosa canina, rosa rubiginosa , rosa moschata ecc… piante in sudamerica chiamate rosa mosqueta.
4: reperibile sul mercato sia crude, non raffinato, con alte concentrazioni di carotenoidi, sia come burro , solido e bianco, sia come olio frazionato.
5: diverse analisi individuano il doppio lagame in diverse posizioni

Rodolfo Baraldini

pubblicato 30 gennaio 2015

Riferimenti:

acido arachidonico

acido alfa linolenico

acido gamma linolenico

acido linoleico

acido oleico

acido palmitoleico

acido palmitico

acido stearico

acido laurico

acido nervonico

acido caprico

acido caproico

acido caprilico

acido vaccenico

acido miristico

acido erucico

acido behenico

acido eicosapentanoico

The Chemistry of oils and Fats – Gunstone

Fatty Acids Oils Composition

Cosmetic Oils in comparison: penetration and occlusion of paraffin oil and vegetable oils

Molecular interactions of plant oil components with stratum corneum lipids correlate with clinical measures of skin barrier function

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