Premetto che non sono minimamente d’accordo con questa tendenza così diffusa del tatuaggio. La stragrande maggioranza sono disegni o scritti di bambini; alle scuole medie e superiori i diari erano pieni di disegni decisamente migliori, che adornavano o deturpavano permanentemente la pelle, a seconda dei gusti.

Clinica a Londra che si occupa di tatuaggi, utilizzando un trattamento picosure
Ai-Beauty

Un po’ per il lavoro che ho fatto e un po’ per le mie ossessioni personali, quando vedo una bella pelle, con qualche scarabocchio tatuato sopra, mi sembra assurdo.


Ma si tratta comunque di una tendenza e come tale non deve necessariamente essere condivisa o compresa con argomentazioni razionali.
Più specifico è il tema che ha ricevuto più di 500 click nel sondaggio sui temi che vorremmo affrontare: ovvero la sicurezza, ovvero i rischi per la salute che si nascondono dietro queste mode. I rischi sono legati principalmente al fatto che la pelle viene perforata, compromettendo la sua efficace funzione barriera salvavita. Per questo non dovremmo parlare solo di tatuaggi e trucco permanente, nell’acronimo PMU, ma anche di piercing e needling (che alcune delle prime ricerche mediche chiamavano “dry tatoo”, cioè tatuaggio senza pigmenti). Cioè pratiche in cui viene forata la pelle per fini estetici. Il piercing normalmente perfora molto più dello strato superficiale, coinvolgendo anche i tessuti più profondi del derma ma almeno non prevede l’iniezione di inchiostro o sostanze varie.

Vedo un aspetto paradossale nel fatto che la moda del tatuaggio si stia diffondendo in una società ossessionata dalla salute con frequenti manifestazioni di chemofobia paranoide verso questa o quella sostanza con cui si potrebbe entrare in contatto. Migliaia di prodotti vengono venduti con le diciture “senza questo” o “senza quello” facendo leva su paure e fobie per la salute, più o meno motivate, più o meno gonfiate dal marketing, ma evidentemente pochi si preoccupano di quello che si sono iniettati sottopelle oltretutto in condizioni discutibili.

Nonostante il diffuso utilizzo di tatuaggi e trucco permanente e nonostante siano stati accertati specifici rischi per la salute, il settore non è attualmente regolamentato in modo chiaro. Gli inchiostri/pigmenti utilizzati, non essendo applicati sulle superfici esterne della pelle, non rientrano negli obblighi definiti per i cosmetici dal Regolamento N. 1223/2009 nell’Unione Europea.
Il Consiglio d’Europa ha adottato, prima nel 2003 e poi nel 2008, due risoluzioni sui requisiti e sui criteri per la sicurezza dei tatuaggi e del trucco permanente. Le risoluzioni del Consiglio d’Europa, ResAP(2003)23 e ResAP(2008)1, non hanno valore legislativo e possono essere adottate come linee guida dai diversi Stati europei.
Nell’UE, Belgio, Francia, Germania e Paesi Bassi hanno adottato una legislazione specifica, basata sulla risoluzione ResAP(2003)2, mentre Spagna, Slovenia e Svezia hanno adottato i principi del Consiglio d’Europa stabiliti nella risoluzione ResAP(2008)1. In diversi Stati dell’Unione Europea sono state presentate proposte legislative per la regolamentazione del trucco permanente, simili a quella francese, oppure sono state adottate risoluzioni del Consiglio d’Europa come linee guida per l’applicazione delle normative sanitarie e amministrative già esistenti.
Negli Stati Uniti, tuttavia, gli inchiostri per tatuaggi e trucco permanente dovrebbero essere sottoposti all’approvazione della FDA come altri coloranti cosmetici. Nell’attuale elenco dei coloranti consentiti dalla FDA, nessun colorante è specificato per un possibile utilizzo iniettato sotto la superficie della pelle.

I tatuaggi e il trucco permanente sono modificazioni permanenti del corpo umano: come tali non sono irrilevanti per l’ordinamento italiano, dato che possono rientrare nelle disposizioni dell’art. 5 del Codice Civile. Questa vecchia regola di portata generale, recentemente evocata in alcuni processi per misfatti di chirurgia e di medicina a fini estetici, recita testualmente: «Gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionano una diminuzione permanente dell’integrità fisica o quando sono comunque contrari alla la legge, l’ordine pubblico o la morale”. Tatuaggi, trucco permanente e piercing non hanno lo scopo di diminuire permanentemente l’integrità fisica ma di adornare il corpo. Non sono espressamente vietati da alcuna legge, quindi generalmente sono attività legali.
L’Italia non ha adottato una legislazione nazionale specifica per regolamentare queste attività ma esistono alcune leggi regionali e senza contare le regioni ritardatarie che non hanno ancora una legge in merito, ci sono anche differenze tra le leggi delle diverse regioni. Il quadro normativo italiano può essere ricondotto alle Linee Guida del Ministero della Salute per l’esecuzione delle procedure di tatuaggio e piercing in condizioni di sicurezza (Circolari 2.9/156 e 2.8/633 del Ministero della Salute pubblicate nel 1998).
Le circolari ministeriali prendono in considerazione i rischi di trasmissione di infezioni e di effetti tossici dovuti alle sostanze utilizzate per la pigmentazione del derma. Le misure da applicare per controllare il rischio sono: norme igieniche generali; misure di barriera e precauzioni universali; nonché misure di controllo ambientale.
Le circolari ministeriali e le risoluzioni del Consiglio d’Europa sono redatte con molte buone intenzioni, ma con alcune grossolane limitazioni nella praticabilità. I pigmenti devono essere atossici, sterili e certificati da un’autorità sanitaria o straniera. Al momento, a parte il ministero della sanità, non so davvero chi potrebbe certificare i pigmenti da iniettare sottopelle e non registrati come farmaci o dispositivi medici. I pigmenti/inchiostri devono essere contenuti in flaconi usa e getta dotati di valvola di non ritorno che protegga l’inchiostro da possibili contaminazioni. Anche questi inchiostri in flaconi sterili usa e getta con valvole di non ritorno sono in la-la-land, sebbene alcuni produttori europei per PMU abbiano provato a lanciare inchiostri in blister con mini dosi (0,5 ml) che possono essere progettati come usa e getta. I flaconi in commercio sono per lo più relativamente grandi (da 10 a 100ml), sicuramente non usa e getta e pensati per la pratica di chi mescola pigmenti per creare un colore esatto per un disegno particolare.

La prima complicazione può nascere dall’insoddisfazione di chi si è fatto tatuare o truccare permanentemente. La qualità del design e il risultato estetico finale possono cambiare. Poi dopo essersi tatuati un cuoricino con la scritta “Renzo e Lucia per sempre” può diventare un problema sposare Arturo. L’esecuzione di un tatuaggio o di un trucco permanente potrebbe non soddisfare chi vi si sottopone, sia per la qualità e stabilità del disegno nel tempo, sia per la qualità e stabilità dei pigmenti. La rimozione o la modifica del tatuaggio o del trucco permanente può richiedere procedure complesse che possono comportare ulteriori rischi e complicazioni.
La colorazione del derma, a seconda di come viene effettuata, dei pigmenti utilizzati e di tanti altri fattori, può durare qualche settimana o qualche anno. La resistenza nel tempo non è predeterminata.
Normalmente le applicazioni richiedono alcune modifiche dopo un certo periodo. Una parte (circa il 30%) del pigmento iniettato scompare entro 6 settimane dall’iniezione. Parte del pigmento iniettato nel derma può rimanervi permanentemente ma il suo aspetto è influenzato da diversi fattori: ambientali, procedurali e/o soggettivi. L’esposizione al sole tende a sbiadire molti pigmenti. La durata nel tempo, la permanenza del trucco o del tatuaggio, è influenzata principalmente da: le caratteristiche chimico-fisiche del pigmento, la profondità e ampiezza dell’iniezione, la quantità di pigmento depositato.

Esiste anche un problema di qualità del disegno dipendente dal rischio di diffusione dei pigmenti. Linee sottili e dettagliate possono presentare punti in cui si diffonde il pigmento sotto la pelle. Se chiedi al tatuatore perché, la risposta più comune è: “Oops! Mi sono preso un capillare che ha diffuso il pigmento…”. I meccanismi biologici con cui si formano i microgranulomi non sono ben compresi. Non vi sono grandi certezze riguardo al comportamento, alla degradazione, al metabolismo e alla mobilità dei pigmenti una volta iniettati. Al momento, poco ricerche scientifiche hanno tentato di identificare i rischi per la salute derivanti dalla degradazione dei pigmenti. Alcune ricerche hanno individuato pigmenti nei linfonodi ed altre in tumori della pelle. Il fatto che gli inchiostri una volta iniettati si degradano, reagiscono, vengono metabolizzati e vanno in giro introduce una complessa valutazione del rischio matrice di non facile risoluzione.
Ai rischi specifici del tatuaggio, del piercing e della PMU si aggiungono le complicazioni accessorie che possono derivare dall’uso di anestetici topici prima del trattamento, da pratiche di rimozione o cancellazione del trucco permanente e dal fatto che i pigmenti metallici del trucco e delle i tatuaggi possono invalidare future immagini biologiche scattate a fini diagnostici (raggi X e risonanza magnetica), inoltre l’accesso futuro alla risonanza magnetica può essere vietato per prevenire possibili effetti collaterali.

Tossicologia dei coloranti
Si presume che i pigmenti e gli inchiostri per dermopigmentazione, se iniettati sotto la superficie della pelle, presentino un elevato rischio tossico. C’è anche chi gioca su questa immagine “tossica” per vendere e non è raro che produttori di inchiostri o studi di tatuaggi abbiano scelto di chiamarsi “veneno nero” o altri nomi altrettanto “tossici”.
A differenza dei cosmetici, gli inchiostri per tatuaggi o le PMU possono entrare immediatamente e in quantità significative in contatto con il sangue. Non è semplice delineare il profilo tossicologico dei prodotti commercializzati al di fuori di un preciso quadro normativo.
In commercio esistono sia pigmenti organici che inorganici (metallici) e da tempo sono dotati di etichette che ne dichiarano la composizione.
Nell’UE è stata posta grande enfasi sui rischi associati ai pigmenti iniettati sotto la pelle. Non essendo classificati come cosmetici, non sono soggetti ad una normativa specifica che ne regola la sicurezza. Le risoluzioni del Consiglio d’Europa hanno indicato un lungo elenco di coloranti che non dovrebbero essere utilizzati nei tatuaggi e nel trucco permanente e la concentrazione massima consentita di impurità tossiche. Molti inchiostri importati, soprattutto dagli USA, non sono conformi alle risoluzioni europee. Raramente vengono “catturati” e segnalati a Rapex a causa della relativa mancanza di controlli, della diffusione degli acquisti online nonché dell’assenza di una chiara regolamentazione europea in materia.
Nelle raccomandazioni del Consiglio d’Europa dovrebbero essere vietati:
• coloranti azoici, contenenti ammine aromatiche o capaci di rilasciare ammine aromatiche,
• coloranti già esclusi dall’uso cosmetico,
• coloranti classificati nell’UE come CMR, cancerogeni, mutageni o dannosi per la riproduzione,
• Coloranti con concentrazioni di impurità superiori alle soglie definite dal Consiglio d’Europa.
I controlli sul mercato europeo identificano frequentemente inchiostri con ammine aromatiche, metalli tossici o altamente allergenici quando non contengono sostanze cancerogene. Uno dei colori più utilizzati, il nerofumo, può contenere idrocarburi policiclici aromatici o benzo-a-pirene. Gli ossidi metallici si contaminano facilmente con il nichel. Indagini europee hanno dimostrato che più della metà degli inchiostri per tatuaggi o trucco permanente contengono pigmenti che non sarebbero autorizzati nell’UE nemmeno per uso cosmetico, dove l’esposizione attraverso la pelle intatta comporta rischi molto, molto inferiori.

Reazioni averse
L’iniezione di pigmenti sottopelle può portare a complicazioni e reazioni avverse anche gravi, come: allergie o reazioni tossiche dovute ai pigmenti iniettati, cicatrici, granulomi e cheloidi, screpolature della pelle, vesciche e infezioni locali. L’uso di strumenti non sterilizzati può trasmettere infezioni con gravi conseguenze come l’HIV e l’epatite.
Vari studi sulle infezioni trasmesse da queste pratiche hanno riscontrato anche inchiostri contaminati da batteri resistenti alla metacillina e micobatteri non tubercolari.
L’operatore deve adottare precise misure per controllare il rischio di trasmissione di infezioni, ad esempio utilizzando solo materiali sterili e monouso. Le tecniche di esecuzione dei tatuaggi e delle PMU, compresa la manutenzione degli strumenti, la loro sterilizzazione e disinfezione, devono essere eseguite nel rispetto delle norme igieniche stabilite dai servizi sanitari pubblici nazionali. Oltre all’applicazione delle norme igieniche generali, sono indicate misure di barriera e di controllo ambientale.
Ma il rischio più difficile da definire è quello allergico e immunomediato.
Le microiniezioni di tatuaggi e PMU ricordano molto i prick test allergici. L’allergia più frequente, quella al nichel, ha sempre visto una prevalenza nelle donne. I casi sono 2: o il genere femminile gode della fortuna/privilegio di essere più predisposto all’allergia al nichel, privilegio che possiamo abbinare a quello delle mestruazioni, oppure aumenta la tradizione/consuetudine di bucarsi le orecchie e di indossare orecchini e gioielli metallici l’incidenza di questo tipo di allergia.

Per ragioni al momento non esattamente comprese, le reazioni allergiche IgE-mediate segnalate e collegate al tatuaggio sono relativamente poche rispetto alle reazioni immunitarie all’inserimento di “corpi estranei”, che si manifestano dal prurito ai granulomi, fino ai dermatofibromi, pseudolinfomi e altri tumori benigni.
Tra libri, ricerche e varie pubblicazioni scientifiche, esiste ormai una documentazione molto ampia, anche fotografica, sulle possibili reazioni avverse ai tatuaggi e alla PMU.
Una ricerca italiana pubblica anche le immagini istologiche di ciò che si nasconde dietro certe reazioni ai tatuaggi.