Cosmetici nichel testing. Allarmismo o rischio reale

Il cosmetico “Nickel testing” ha avuto molto successo. Ci sono marchi, come BioNike nel canale farmacia, che puntando fin dall’inizio su questi slogan hanno visto crescite di vendite portentose. Naturalmente il merito non va solo a questo “segmento”.

Ma l’offerta di cosmetici “Nickel testing” ha incontrato una grande richiesta, apparentemente superiore a quella di chi, in realtà, è ipersensibile al nichel e può reagire a un cosmetico che lo contiene.

È probabilmente l’allergia da contatto più diffusa, soprattutto nella popolazione femminile dove può raggiungere incidenze dell’ordine del 20% e oltre. Sia perché il nichel è ubiquitario e si trova ovunque, sia perché il meccanismo con cui si scatena l’eventuale allergia non è particolarmente “selettivo” e il nichel può legarsi con molte proteine ​​e diverse sostanze biologiche.

La netta prevalenza femminile è da attribuire ad una maggiore esposizione al contatto con gioielli metallici e soprattutto attraverso lesioni cutanee come nel caso dei buchi ai lobi delle orecchie o dei piercing. Come per la formaldeide, la sensibilizzazione ai metalli è attribuita alla loro natura altamente reattiva nei confronti delle proteine. In particolare il nichel e altri metalli che possono formare legami coordinati tetraedrici (anche il cobalto) sembrano essere gli allergeni da contatto più comuni a causa della loro natura elettrofila.

I meccanismi della reazione al nichel sono stati ampiamente studiati: chi ha individuato IgE specifiche, chi carenze anche di origine epigenetica nella filaggrina cutanea, chi un recettore specifico, TLR4, dove l’istidina “aptenizzante” del nichel innescherebbe la “cascata” infiammatoria. Non ho l’impressione che sia stata scritta la parola fine e mi sembra che sia sull’influenza del nichel assunto attraverso gli alimenti, sia sulla possibilità di “vaccinare”, cioè indurre iposensibilizzazione assumendo dosi controllate di sali solubili del nichel, o su una possibile immunotolleranza, non sono state tratte conclusioni supportate da un ampio consenso.

Non solo allergie.

L’elevata reattività del nichel con le proteine, come di altri metalli, è anche alla base della loro generica tossicità. In alcuni casi, compreso il nichel, questi metalli sono anche classificati come cancerogeni.

Per questo, indipendentemente dal rischio di reazioni allergiche, la maggior parte di questi metalli “tossici” vengono inseriti con i loro composti nell’allegato II del regolamento sui cosmetici, cioè nell’elenco delle sostanze proibite; quelli che non possono essere inclusi come ingrediente, in qualsiasi concentrazione, in un cosmetico.

Il rischio nichel nel Cosmetico dipende quindi dalle eventuali impurità cosmetiche, cioè sostanze che possono essere presenti nel cosmetico, anche se non sono state utilizzate come ingrediente. Poiché non sono ingredienti e non rientrano tra i potenziali allergeni delle fragranze, non dovrebbero essere soggetti all’obbligo di essere precisati nell’elenco degli ingredienti. Il consumatore allergico al nichel non ha quindi modo di verificare dalla lista degli ingredienti se il Cosmetico possa rappresentare un rischio per la sua salute.

Né esistono regole chiare che limitino la concentrazione massima di nichel, in termini di impurità, all’interno del cosmetico.

Riduzione del rischio.

Coloro che sono allergici dovrebbero cercare di ridurre l’esposizione all’allergene. Nel caso del nichel che si può trovare in molti alimenti, nell’acqua, nelle leghe metalliche e in tanti altri oggetti di uso comune, la probabilità di entrare in contatto con noi può essere ridotta ma è impossibile annullarla.

Una direttiva europea e alcune norme nazionali impongono da anni un limite al nichel che può essere rilasciato da gioielli, orecchini e altri oggetti a contatto con la pelle.

La soglia di rilascio del nichel fissata dalle restrizioni UE è di 0,5 µg/cm2/per 30′ una o più volte in 2 settimane e meno della metà per le parti a contatto con i fori dei lobi delle orecchie.

Nonostante la commercializzazione di prodotti non standard e la maggiore diffusione di piercing e tatuaggi, in alcuni paesi europei dove sono state applicate queste restrizioni si è riscontrata una riduzione dell’incidenza della dermatite da contatto da nichel.

Qual è la soglia di sicurezza?

Il noael, la concentrazione di reazione non avversa, del nichel calcolata nell’uomo come reazione allergica al singolo contatto in individui sensibilizzati è di 100 ppm (Emmett et al. 1988, Eun e Marks. 1990, Menne e Calvin, 1993). Mancano dati sulle applicazioni ripetute, come quelle cosmetiche. 10 ppm è invece la soglia “proposta” per il nichel nei cosmetici dall’Istituto Superiore di Sanità [documento ISS N°SGT 43/09 19721 FARM-CHF22 (prot. 03/07/2009-0034194)]. Considerando le condizioni peggiori, test occlusivo 48H, anche su pelle irritata di soggetti sensibilizzati, oltre il 90% dei soggetti non reagisce a concentrazioni inferiori a 1 ppm.

Sebbene i soggetti ipersensibili possano reagire con 0,5 ppm i limiti proposti nel cosmetico dall’Iss (10 ppm) o da alcune linee guida (5 ppm) prevedono l’esposizione al nichel che può produrre reazioni solo in rari casi.

Quanto nichel c’è effettivamente nei cosmetici?

Varie analisi dei cosmetici in commercio, alcuni ricercatori italiani e alcuni danesi sono tra quelli che hanno prodotto maggiori ricerche, hanno scoperto che il contenuto di nichel raramente si avvicina a 10 ppm e molto molto raramente, da produttori meno affidabili, supera i 100 ppm. Ciò significa che anche nei cosmetici non testati è molto raro che si possa rilevare un contenuto di nichel biodisponibile tale da scatenare reazioni allergiche e infatti le segnalazioni di reazione cosmetica sono comunque relativamente rare indipendentemente dal fatto che i cosmetici non si dichiarino “nickel testing”.

I ricercatori dell’ISS hanno valutato anche i cosmetici che dichiarano di essere Nickel Tested scoprendo che in effetti le concentrazioni di nichel sono inferiori a 1 ppm (la soglia normalmente dichiarata).

Cosa significa Nickel testing?

Le indicazioni “Nickel Free” o “nickel free” sono errate e potenzialmente fuorvianti. Infatti, salvo rari casi, non vengono utilizzate da chi vende il cosmetico.

Al loro posto la dicitura “Nickel testing” lascia diversi margini di interpretazione.

Se non chiaramente specificato, il consumatore non può sapere se tutti i lotti di produzione sono testati e quale soglia il produttore discrimina e garantisce.

Inoltre il marketing, pensando che “i grandi numeri “fanno vendere”, tende a descrivere la massima concentrazione testata” con una sequenza di zeri dopo la virgola di difficile lettura.

Lo 0,0001% fa più impressioni di 1 ppm e lo 0,00001% fa più impressioni di 0,1 ppm o anche 0,0000001 senza che la percentuale sia ancora più lunga. Presi dall’entusiasmo per tanti zeri ci sono anche brand che vantano cosmetici con una quantità di nichel inferiore allo 0,000001% inferiore a quella che possiamo tranquillamente trovare nell’acqua potabile.

Conclusione:

prima di forare i lobi delle orecchie e farsi il piercing, pensateci 3 volte, l’allergia al nichel è in agguato e, in casi fortunatamente rari di ipersensibilità, può dare reazioni anche gravi.

Chi non è allergico non ha nulla di cui preoccuparsi.

I cosmetici in commercio, se prodotti secondo le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità o le linee guida di produzione GMP, possono contenere tracce di nichel ma in quantità che nella maggior parte dei casi, su pelle integra, non producono reazioni anche in chi è sensibilizzato.

L’esposizione a qualsiasi traccia di nichel dovuta ai cosmetici da risciacquare è normalmente irrilevante.

I prodotti con una maggiore probabilità di essere contaminati da nichel sono quelli per il trucco o quelli con alte concentrazioni di fanghi o argille. Alcuni estratti vegetali possono contenere anche nichel in concentrazioni significative, ma normalmente vengono inseriti nei cosmetici a basse concentrazioni quindi l’apporto del nichel è irrilevante.

Non c’è consenso su una possibile immunotolleranza acquisita al nichel.

Chi è gravemente allergico può ridurre al massimo la propria esposizione adottando cosmetici “nickel testing”.

Articolo di www.nononsensecosmethic.org